Una canzone di qualche anno fa dei Csi ripeteva all’infinito la frase < voglio ciò che mi spetta, lo voglio perché è mio m’aspetta>, probabilmente questa è la miglior colonna sonora, anche se non c’era un significato sportivo, per sintetizzare lo spirito che ha messo ieri pomeriggio il Pisa prendendosi la sua prima finale playoff della storia. E non è solo per merito del pubblico, della fame, 31 anni senza A sono tanti, o per la storia della città. Questa squadra ha acquisito una mentalità e una consapevolezza altissima nei propri mezzi ed è attraverso questi che ha centrato questo primo obiettivo.
Le chiavi vincenti. Non è ancora finita, dobbiamo attendere la finale, per coronare il sogno. La testa, le gambe, il ritmo, la concentrazione però sono quelle giuste. Da playoff. E’ stato così a Benevento dove un rimpallo ha mandato di traverso la serata, è stato così ieri pomeriggio. Nessuna celebrazione, ma l’obiettività deve spingerci a dire che questa squadra è grande. Per coraggio, gioco e abnegazione. Basti pensare a un Hermannsson che è andato in campo dopo dieci giorni senza allenamenti ed è stato tra i migliori in campo. O a un Birindelli che ha giocato da veterano con la fascia di capitano al braccio. Va da se che ciò che per guadagnarsi ciò che il Pisa ha meritato, ovvero di giocarsi la serie A fino all’ultimo centimetro di questo lunghissimo torneo, bisogna partire da una giocata proprio del bimbo cresciuto in casa. Un’intercetto ad Acampora e una volata infinita, quasi come se la nord soffiasse sulle spalle del numero 19 che va via, va via e poi mette una palla con il contagiri a Puscas che appoggia per Benali che completa l’opera. Il Pisa la sblocca e la vince qui. Perché è più forte di tutto. Di un gol annullato, della sfortuna e soprattutto del Benevento. Che arrivava a Pisa con due risultati su tre. Qualche brivido è corso sulla schiena, ma Nicolas di fatto non dovuto compiere parate prodigiose e se in contropiede il Pisa inizia a migliorare anche nell’ultimo passaggio può davvero fare male.
Le mosse giuste. Nulla però si ottiene per caso. D’Angelo ha vinto la partita a distanza con Caserta perché al contrario degli abiti borghesi, che indossava per la prima volta in partita, si è messo metaforicamente anche lui la maglia del Pisa e ha saputo dare ai suoi giocatori il giusto mix di carattere e gioco. Non c’è solo foga ma grande razionalità. Quattro novità nella formazione iniziale tutte azzeccate. Hermannsson che è stato anche più pratico di Leverbe, Lapadula stavolta non ha avuto il tempo nemmeno di trovarsi una palla sporca, Mastinu che ha dato qualità alla mediana, Torregrossa che si è guadagnato tante punizioni e Benali che ha dato qualità e soprattutto ha seguito l’azione vincente spingendo in rete un pallone veramente pesante come un macigno. Le fasce sono state la chiave con Birindelli che ha ridimensionato Masciangelo e Beruatto che ha giocato un gran primo tempo al cospetto di un terzino forte come Letizia. Nella ripresa appena è andato in difficoltà, D’Angelo ha tolto Mastinu per mettere Siega a dargli una mano. Mossa giusta, perché il centrocampo, guidato da un Nagy sontuoso e da un Marin ovunque è riuscito a riconquistare metri e soffrire meno. Calò e Acampora , ma anche Ionita e poi Viviani sono usciti ridimensionati dal confronto con la mediana nerazzurra. Lucca e Sibilli a volte hanno peccato di egoismo ma hanno comunque contribuito a far salire la sqyuadra , così come Masucci che è entrato al posto di un Puscas encomiabile e ingenuo solo in occasione del gol annullato a Hermannsson.
La finale di tutti ma adesso occhio ai cartellini. Insomma, tutti quanti, compreso Caracciolo che da bordo campo incitava i suoi compagni, hanno contribuito a questo risultato. Il migliore, comunque vada a finire, del dopo Anconetani. Adesso c’è bisogno di riprendere fiato, recuperare energie fisiche e mentali e non farsi travolgere dalle emozioni. Sopratutto bisogna stare attenti a non prendere cartellini in gara uno, contro Monza o Brescia lo sapremo stasera, e non regalare vantagi agli avversari per il ritorno. Se c’è una nota stonata nel momento magico della squadra sono proprio gli otto giocatori in diffida:Nagy, Lucca, Torregrossa, Leverbe, Beruatto, Nicolas, Marin e Sibilli ( giallo dalla panchina). Come ha sottolineato lo stesso D’Angelo non bisogna cadere nelle trappole e farsi prendere dal nervosismo. Nessuna ansia però, l’importante è non prendere cartellini gratuiti, come successo in parte anche ieri, se arriveranno per normali contrasti di gioco, pazienza. Fa parte del calcio. Questa squadra se resta compatta ha già dimostrato di saper superare le vette più insidiose. Adesso andiamo tutti insieme a cercare di prenderci ciò che ci spetta.

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