Maturità, forza fisica, difesa migliorata e ancora senza gol subiti da due partite. I cambi giusti che hanno permesso di stendere l’Alessandria che come un pugile che lotta e tiene bene fino all’ultima ripresa è rimasto sulle gambe e ha trovato l’uomo che l’ha messa ko. Lorenzo Lucca da Moncalieri. Due metri di concretezza. Non segna di testa ma due volte con il destro. Ma soprattutto spacca la partita quando D’Angelo lo fa entrare all’inizio del secondo tempo.
Il futuro è già presente. La vittoria non è tutta qui ma sicuramente è giusto esaltare questo ragazzo che ha fatto storcere la mascella di qualche scettico con quaranta minuti monstre. Merito della squadra che ha aumentato i giri, merito suo. Non solo per averla messa dentro. Ha fatto reparto, ha dettato i tempi e allargato il gioco. Aveva già scaldato i guantoni ea Pisseri e poi a dieci minuti dalla fine ha messo a segno l’uno-due decisivo. Prima sfruttando un cross basso dell’ottimo Marsura, nata da un’iniziativa del nuovo entrato Beruatto sulla sinistra, per prendere il tempo a Beghetto e mettere quella zampatina da animale di area di rigore. Poi spaccando la porta sulla splendida rovesciata di Masucci, lanciato a sua volta da un Leverbe che cresce di partita in partita ed è sempre più urtile per la costruzione dal basso. Per Lucca due corse sotto la nord e passano tutti i fantasmi e i brutti sogni. Il tutto mentre qualche metro più in la il grande ex Michele Marconi, applaudittisimo dal pubblico dell’Arena, entrava in campo proprio mentre i suoi nuovi compagni di squadra alzavano bandiera bianca.
La chiave tattica. D’Angelo aveva iniziato proprio rinunciando a Lucca e partendo con un 4-3-1-2 con Mastinu dietro Marsura e Sibilli. L’Alessandria per mezz’ora ingabbiava il Pisa che non riusciva a verticalizzare, Gucher sottotono, e non metteva in crisi Benedetti e compagni con la velocità dei brevilinei.  Longo ha messo bene in campo l’Alessandria con un 3-4-3 che non dava respiro ai nerazzurri. Fino alla trequarti i grigi hanno tenuto botta ma in attacco si sono dimostrati spuntati. Nicolas ha compiuto due parate tutto sommato ordinarie su Casarini e Palombi che però avevano trovato gli spazi giusti per far male soprattutto quando Mustacchio sfondava dalla parte di Birindelli. Ma dopo la mezz’ora il Pisa cresce esponenzialmente e sfiora due volte il gol con Marsura, con Mastinu bravo in rifinitura, e impegna Pisseri anche con Tourè. Nella ripresa l’ingresso di Lucca porta al 4-3-3 con Cohen largo a destra e Marsura a sinistra. Quando poi entrano Masucci e De Vitis c’è Beruatto, entrato al posto di Birindelli, che spinge a sinistra e va in sovrapposizione con Marsura diventato quarto di centrocampo nel nuovo 4-4-2 dove scala anche Cohen. In avanti restano Lucca e Masucci. Anche questa è la soluzione che ha aperto i varchi per il gran finale.
Le occasioni e la solidità. Oltre ai due gol il pisa nella ripresa ha creato più occasioni. Una sprecata subito da Sibilli, una con Lucca, già citata, su assist di Tourè, un’altra non concretizzata per un soffio da Cohen su assist di un Marin sempre più uomo di raccordo. E dopo il Lucca show c’è Pisseri che dice no a Masucci e poi de Vitis spara alto. L’Alessandria nella ripresa invece ha avuto una sola grande chance sullo 0-0 con Mustacchio che ha messo alto su lancio di Beghetto. Questo a conferma della grande solidità difensiva. La coppia Caracciolo-Leverbe aumenta la conoscenza ed Hermannsson è un mostro di concretezza nell’inconsueto ruolo a destra dove ha confermato di saperci stare come contro la Spal. A centrocampo l’arrivo di Nagy porta ulteriori certezze e sicuramente più soluzioni di gioco, stesso discorso per Cohen. Come abbiamo già visto in parte ieri pomeriggio. E’ presto per volare però per almeno due settimane la colonna sonora del Pisa diventa Dont stop me now dei Queen. Intanto c’è il primato posto in hit parade, seppur in coabitazione, e  i primi due concerti sono finiti tra gli applausi e i bis del pubblico ancora in versione ridotta. La musica è appena iniziata ma per adesso è piacevolmente dolce.

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