Più passano le giornate e più il Pisa diventa solido e quadrato. Lo 0-0 in casa della capolista Frosinone arriva in modo anche più autoritario e maturo di quello in casa della terza in classifica, il Bari, che ha di nuovo il miglior attacco della B nonostante il capocannoniere del campionato Cheddira sia ai mondiali con il suo Marocco.
Parola alla difesa. Questo giusto per dire la portata dei risultati della squadra di D’Angelo che non subisce gol da tre partite di fila e continua ad alternare vittorie in casa a pareggi in trasferta su campi difficili. Dodici risultati utili di fila e settimo posto in classifica, seppur in coabitazione, con una risalita continua. Tutto questo è stato ottenuto grazie a una fase difensiva lontana parente di quella delle prime sei giornate. Con Rolando Maran la squadra ha subito 11 gol in sei partite, con Luca D’Angelo 9 reti in 11 gare. Risalendo dall’ultimo posto fino alla zona playoff. Un passo alla volta, passando comunque da giornate difficili come quella del 3-3 a Palermo, D’Angelo è riuscito a creare una fase di non possesso che permette alla linea difensiva di respirare. Inoltre i passi avanti dei singoli sono evidenti. Su tutti Barba che sta tornando ad essere il pilastro conosciuto a Benevento, anche ieri sera è stato il migliore in campo, ma ieri è stato superlativo anche Calabresi che non partiva titolare da un mese esatto. Quando faticò non poco a contenere Deiola nell’1-1 di Cagliari. A Frosinone Calabresi è stato perfetto ed ha anche evitato un gol fatto su Garritano a pochi passi dalla linea di porta. Livieri non sarà impeccabile nelle uscite ma tra i pali dimostra che uno la fiducia non se la merita a caso. La sua parata sul colpo di testa di Mulattieri vale come un gol. Esattamente come il salvataggio di Calabresi. E poi c’è stato il solito immenso e pratico Hermannsson che prima di tutto bada al sodo. Praticità è la parola d’ordine di D’Angelo. Ma se concedi appena tre occasioni alla capolista, la terza è un contropiede mal finalizzato da Insigne nella ripresa,  è soprattutto  merito di una squadra che corre tanto. Che sta bene nella testa e nel fisico.  E tutto quello che fa non non lo fa per caso. Recuperando palloni grazie a un centrocampo ordinato e tosto. Con Nagy ragioniere, poi Marin e Touré a lottare in tutte le zone del campo. La fase di non possesso allo Stirpe è stata davvero molto buona. Beruatto qualcosa ha concesso sulla sua fascia di competenza, soprattutto nei primi 25 minuti, ma anche lui non è più quello spento di inizio stagione. Anche se a volte gli è mancata un pizzico di misura nei cross.
La capolista non sfonda. Non era facile fermare una squadra prima in classifica, con l’entusiasmo alle stelle dopo il 3-0 in casa della Reggina seconda in classifica, con quasi diecimila tifosi allo stadio e con una difesa che ha subito appena dieci gol, in totale e due soli in casa. Entrambi nel 2-2 con il Cagliari. Il Pisa è riuscito a strappare un punto non solo per l’organizzazione difensiva. La squadra non ha mai rinunciato a giocare e ha sempre ribattuto colpo su colpo. Se la difesa nerazzurra è stata brava a nascodere la palla a Mulattieri e compagni e a limitare la velocità degli sprinter gialloazzurri, in condizione soprattutto nel primo tempo, quella ciociara ha sempre chiuso ogni varco quando il Pisa si affacciava dalle parti di Turati. Nel primo tempo Matteo Tramoni, Morutan e Gliozzi non hanno cobinato molto ma nella ripresa il Pisa ha fatto la partita. Pur creando poche occasioni nitide. Ma in generale la partita è stata bella ed intensa ma avara di palle gol. Merito dell’organizzazione di entrambe più che dei difetti nell’ultimo passaggio. Che a volte ci sono anche stati visto che il Pisa ha tirato poco in porta. Il pericolo più grande i nerazzurri lo ha creato con un calcio d’angolo di Morutan che ha impegnato Turati alla parata più difficile della serata. Se il fantasista con il numero 80 riusciva nell’impresa di segnare quello che per gli amanti del calcio è il gol olimpico probabilmente saremo qui a parlare di un Pisa ancora più in alto in classifica. Ma con i se non si fa la storia. Ma questa è comunque una bella storia. Con i cambi D’Angelo ha provato anche a vincerla. Mastinu e Torregrossa hanno impattato bene il finale, mentre Sibilli, su imbeccata del numero 10 nerazzurro, ha perso l’attimo per dare l’ultimo brivido ai 10mila dello Stirpe. La sensazione, come ha ribadito D’Angelo a fine partita, è che il Pisa ne aveva di più nel finale. Ma nessun rimpianto, solo grande consapevolezza nei propri mezzi per un altro step superato brillantemente.

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