Solidità, maturità, forza. Si signori, il Pisa è forte. Non dobbiamo avere paura a dirlo. Una squadra che dopo 16 giornate è in testa alla classifica con merito, possiede la miglior difesa del torneo, appena 12 gol subiti, segna comunque un buon numero di gol, 23 che ne fanno il il quinto attacco del torneo, e ha già vinto quattro gare in trasferta. Con la media di due punti a partita. Il Pisa non è un meccanismo che funziona alla grande solo per il frutto del caso o della fortuna. La fortuna può aiutare, vedi alla voce terza autorete a favore, ma non basta per sottolineare l’ennesima dimostrazione di forza, e sottolineo forza, espressa a Como. Terza vittoria per 1-0 nelle ultime quattro partite dove il Pisa ha subito solo un gol con il Perugia e per giunta su rigore. Oltretutto molto discutibile.
La chiave a centrocampo. L’1-0 ottenuto in riva al Lago deciso dall’autorete di Scaglia ci racconta di un Pisa bravo nella manovra e fantastico nella fase di non possesso. Giacomo Gattuso aveva tentato di sorprendere il Pisa con un 3-4-1-2 inedito visto le tante assenze. D’Angelo evidentemente non aveva studiato un solo modo per affrontare il Como, devoto al 4-4-2, ma ha vinto la partita a scacchi con il rivale ingabbiando le fonti di gioco lariane. In particolare Arrigoni e Bellemo che hanno sofferto il pressing alto e continuo dei centrocampisti nerazzurri. Mastinu, di nome e di fatto, rubava palla ed era pronto a ripartire sostenuto a sinistra da un Beruatto inarrestabile che spesso avanzava sulla linea mediana. I due sono stati i migliori, senza nulla togliere al collettivo. Non è un caso che il gol nasce dalla sinistra e che Mastinu riesca a trovare la deviazione fortunata dopo un tiro di Beruatto, respinto da Facchin, e tenuto in vita da Nagy. L’ungherese non è stato perfetto in fase d’impostazione, nel finale di primo tempo ha perso un pallone sanguinoso sul quale ha rimediato il solito Beruatto, ma è stato comunque prezioso a livello tattico. Sostenuto dai due mancini e da un Touré sempre puntuale nonostante qualche imprecisione nei passaggi. Nel mezzo va sottolineata anche  la grande  prova di capitan Gucher che ha creato panico più degli attaccanti e colto una traversa poco prima di uscire.
Una difesa di ferro e la “vecchia guardia” che ruggisce. La partita comunque è stata bella e intensa. Il Como non perdeva in casa dal 17 settembre è squadra che non si arrende facilmente come dimostra la rimonta sotto di due gol di mercoledì scorso a Cittadella. Gattuso ci ha provato in tutti i modi chiudendo con tre attaccanti. Ma il Pisa ha saputo contenere bene la generosità dei padroni di casa. Con il pressing e il ritmo, come detto, ma anche con la puntualità negli anticipi e nella perfetta linea difensiva. Leverbe e Caracciolo, tornato titolare dopo la squalifica, sono stati perfettie di testa le hanno prese tutte loro. La Gumina e Cerri hanno avuto le loro chance, e nel finale anche Gabrielloni, ma alla fine le parate più difficili Nicolas le ha compiute su Cerri quando l’assistente dell’arbitro Doveri aveva già alzato la bandierina. Hermannsson a destra ha sofferto un po’ la verve di Parigini, il migliore dei suoi, tolto da Gattuso nel finale, ma alla fine si è difeso bene calandosi in tutte le situazioni e tenendo bene la linea con i compagni di reparto. Bene anche la così detta vecchia guardia. Oltre a Gucher è stato ottimo l’impatto di Masucci che ha corso tanto e nel finale ha fatto ammonire Solini. Beccandosi a sua volta un giallo per fermare un’azione lariana. Lo stesso Di Quinzio ha chiuso bene su Cerri un attimo dopo essere entrato in campo e Marin, si anche lui è già un veterano, ha fatto un buon lavoro di raccordo e recuperato tanti palloni nella mezz’ora giocata al posto di Touré che nel primo tempo aveva sfiorato il gol di testa e si è spesso inserito bene in attacco.
E’ mancato solo il colpo del ko. Sofferenza sì ma anche buona gestione difensiva. E’ ovvio che quando non la chiudi poi rischi di andare in affanno e quando nei cinque minuti di recupero ti trovi dentro l’area di rigore per due volte anche il portiere avversario la mente va alle beffe subite con Pordenone e Cremonese e resti in apnea finoa l fischio finale. Ma stavolta la gestione complessiva è stata migliore. E’ mancato il raddoppio. E per un ora è mancato l’apporto degli attaccanti nella zona calda. Il Pisa non è una squadra Lucca o Cohen dipendente e fa un gioco offensivo che cerca di coinvolgere tutti. Entrambi hanno fatto un buon lavoro senza palla ma non hanno fatto la differenza. Lucca si è dannato l’anima ma non segna da otto partite e Cohen si è visto solo a sprazzi. Confermando gli alti e bassi di questo inizio stagione. E confermando che le scelte di D’Angelo sono sempre funzionali al rendimento del Pisa. In avanti le cose sono andate meglio, come già evidenziato, con l’ingresso di Masucci, sua la spizzata nell’occasione della traversa di Gucher, e Sibilli. L’attaccante napoletano però è stato un po’ egoista quando ha ignorato il compagno. Sibillie Masucci però sono riusciti a far salire la squadra ma la partita, in quel momento, si adattava più alle caratteristiche loro rispetto a quelle di Lucca e Cohen. Ma al di là degli attaccanti per la mole di gioco e le situazioni importanti la gara poteva esser chiusa prima come sottolineato dallo stesso D’Angelo in sala stampa. Ma è una piccola goccia in un mare di cose positive e belle di una squadra che è un piacere vedere giocare. Adesso il finale di 2021 ci dirà qualcosa in più sul Pisa. Prima la supersfida da primato con il Lecce all’Arena, poi la trasferta sempre insidiosa di Cosenza, l’altro big match con il Frosinone in casa e infine la trasferta di Ferrara contro una squadra che sta cercando di risalire verso la zona playoff  dopo una partenza difficile. E poi il mercato di gennaio. Per aumentare sogni e consolidare sicurezze.

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