Il 3-2 con la Virtus Entella vale soprattutto per le statistiche e gli almanacchi. Pisa già salvo da tempo, liguri in C da una vita e incapaci di vincere una partita nel girone di ritorno. L’ultima proprio contro i nerazzurri nella contestatissima gara di andata. Il pomeriggio dell’Arena però propone una serie di spunti e riflessioni interessanti per parlare di una stagione fatta di tanti e alti e bassi ma che comunque regala al Pisa la terza serie B di fila dopo 27 anni. Non un fatto scontato, visto che solo i nerazzurri e il Pordenone sono ancora in B tra le cinque neopromosse del 2019 e anche in questa stagione la Reggiana, che vinse i playoff come il Pisa ma nel 2020, è già tornata in serie C. Tra le squadre salite l’estate scorsa il Monza è di un altro pianeta, fino a quando non conosceremo le mosse di Knaster per la squadra, mentre Reggina e Vicenza sono più o meno in linea con i nerazzurri.
La legge dei 24 e l’eccezione lockdown. In questi due anni di B il livello del Pisa è più o meno questo. Lo dicono i numeri. I nerazzurri seppur con un andamento molto ondulatorio, brutta partenza e grande recupero nella seconda parte del girone d’andata, mentre nel ritorno è successo quasi il contrario, hanno conquistato 24 punti all’andata e 24 al ritorno. Sono 24 anche i punti conquistati nella prima parte del campionato 2019-2020. L’eccezione è arrivata dopo il lockdown. Il Pisa, prima dello stop, aveva vinto a fatica il derby con il Livorno e fino alla partita precedente, quella persa beffardamente a Crotone, aveva un punto in meno rispetto al girone d’andata. Dopo lo stop i nerazzurri hanno pagato dazio meno di altri recuperando al meglio giocatori alcuni giocatori chiave come Vido e Varnier e si sono lanciati verso un grande sprint finale chiudendo il girone di ritorno con 31 punti. I playoff non arrivano per un soffio.  Nessun colpo di fortuna, attenzione, ma sicuramente la squadra ha affrontato meglio di altre quel periodo particolare. Ricordiamo che il Pisa aveva i punti della Juve Stabia, esattamente a metà strada tra playoff e playout,  arrivata poi penultima e la squadra che ha fatto più punti in quel finale anomalo è stato il Cosenza che prima dello stop se la passava meglio solo di Livorno e Trapani. Nella stagione attuale troppi errori di squadra e individuali sommati a tanti torti arbitrali non hanno permesso il ripetersi di un finale del genere. Tanti infortuni e soprattutto i casi covid nel momento in cui la squadra sembrava lanciata anche quest’anno verso una serrata lotta playoff. Dopo il 3-0 rifilato alla Spal, la mancata trasferta con il Pordenone, con i neroverdi bloccati dal Covid, ha inciso non poco sul finale in netto calo. Le assenze più pesanti e lunghe nel tempo sono quelle di Varnier, il difensore più tecnico, e Masucci , una delle anime del gruppo, che proprio ieri si è rivisto in campo.
Il mercato non ha permesso il salto di qualità. Per alzare la famosa asticella il Pisa ha cercato di mettere pochi innesti ma mirati, prima in estate e poi in inverno, ma in generale tra i nuovi, per un motivo o per un altro, non tutti hanno fatto la differenza in positivo . Sibilli è una scommessa vinta, bella la sua prestazione di ieri, non si può dire altrettanto per Palombi, appena 4 gol compreso quello ai liguri, e Beghetto che però in un modulo diverso può tornare utile visto il suo mancino. Mastinu si è visto troppo poco e anche lui, come Beghetto, merita una seconda opportunità. Marsura, troppo fumoso nelle prime uscite, ha convinto nelle ultime partite quando è stato spostato da D’Angelo sulla fascia sinistra. Nel complesso il migliore tra i nuovi è stato Mazzitelli, ma anche lui soffre molto quando fa il play davanti alla difesa, autore di cinque gol molto belli e capace di fare la differenza anche a livello fisico. Nel ruolo di play Quaini, lo scorso anno era in prestito all’Albinoleffe, al pari di De Vitis, sembra il più adatto anche per un discorso in prospettiva. Il ritorno di Gori è stato buono, quello di Vido costellato da alti e bassi. Le potenzialità sono enormi ma non sempre espresse al massimo. Loria ha esordito ieri dopo aver fatto da spettatore prima a Perilli, che dopo un avvio difficile ha fatto buone cose, e poi a Gori. Tra le delusioni più grandi c’è Soddimo, arrivato nel gennaio 2020, mentre tra i big Lisi, cercato a gennaio dall’Alessandria, non ha ripetuto la grande stagione scorsa ma potrebbe restare al contrario del primo.
Un leader per reparto. In una stagione dove ha dovuto fare i conti più con quello che succedeva fuori dal campo, Michele Marconi si è confermato attaccante di razza. Dopo i 15 gol dell’anno scorso i 13 attuali. Non solo quello, Batman non è un attaccante egoista pur avendo caratteristiche che esaltano la forza fisica e il gioco aereo. Grazie anche al suo lavoro il Pisa è il quarto miglior attacco del torneo, 54 reti,  e manda in gol 17 giocatori diversi, lo scorso anno furono 21. A centrocampo si ripartirà certamente da Robert Gucher visto che ha rinnovato fino al 2024. L’austriaco tecnicamente fa la differenza sia quando si tratta di verticalizzare, sia quando si tratta di mettere qualche pallone nel mezzo da fermo. Da trequartista forse deve pressare troppo ma alla fine la sua stagione è positiva ed è racchiusa in 6 gol e 8 assist vincenti e l’immagine simbolo dell’esultanza dopo il gol al Cosenza. Caracciolo invece è uno dei pochi a salvarsi in difesa, 59 gol subiti sono decisamente troppi, per personalità e carisma. Probabilmente non saranno i soli ad essere confermati ma da questi tre leader nascerà il Pisa di domani anche se per Marconi ci sono ancora 8 giornate di squalifica da scontare.
D’Angelo e Gemmi le chiavi per capire il futuro . La partita di ieri ha offerto comunque qualche bella sensazione e alcuni spunti di riflessione. Le fasce, spesso in difficoltà in fase difensiva durante la stagione, sono andate bene grazie a Belli, che però in due anni si è visto poco, e anche a Birindelli, riscattava la prova opaca di Brescia, che ha propiziato la rete del compagno e il rigore conquistato su Poli e trasformato da Marsura. Marin si è confermato il solito lottatore, anche sfortunato sul gol di Dragomir, e la solita difesa distratta si è fatta sorprendere sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Il fatto di avere tanti giocatori di proprietà può essere un vantaggio ma il nodo principale è capire chi ci sarà in panchina e dietro la scrivania. Il tandem D’Angelo-Gemmi, entrambi in scadenza di contratto, in tre anni ha decisamente spostato la lancetta del borsino sul segno più. Roba che nemmeno gli analisti di borsa potevano prevedere in una gestione triennale all’ombra della Torre. Adesso la società deve scegliere. Può essere anche fisiologico lasciarsi dopo tre anni per cercare nuovi stimoli e rifondare, non necessariamente stravolgere,  una rosa che ha dato tanto e che necessita un restyling. A breve ne sapremo di più. Una cosa è certa e non scopriamo l’acqua calda: se l’obiettivo è continuare a mantenere la B senza affanni, che non è poco, questa è la strada giusta, se si vuol pensare in grande serve decisamente qualcosa in più.

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