Una risposta di rabbia, di determinazione e anche di qualità tecnica. Con il 3-0 al Cosenza il Pisa scaccia tutte le paure e i cattivi pensieri. Gucher, determinante per sbloccare il risultato e nelle azioni degli altri due gol, zittisce qualche critica di troppo e urla in faccia a tutti che questo gruppo è compatto. Come si è visto nell’abbraccio prima della partita e nel tuffo sotto la Nord, ovviamente ancora vuota, a fine partita. Proprio i ragazzi della curva sono andati a incitare la squadra prima della partita alla partenza dall’albergo. Una carica in più in una giornata che non si presentava semplice dopo le tre sconfitte di fila e l’ansia incrementata dopo la vittoria dell’Ascoli a Ferrara. Ora il Pisa è a + 6 sulla quint’ultima e a + 4 sulla quart’ultima, il Cosenza appunto, a quattro giornate dalla fine di un torneo ancora fortemente condizionato dall’emergenza coronavirus.
Squadra più compatta e corta in campo. D’Angelo soffre e urla in tribuna, Taddei dirige la squadra in campo a causa del secondo tuurno di squalifica dell’allenatore pescarese, dopo aver rimodellato di nuovo l’assetto della squadra. Le grandi novità sono il recupero di Vido, la scelta di Meroni in difesa e il ritorno al 4-3-1-2 con Gucher trequartista e Quaini play davanti alla difesa. L’approccio stavolta è quello giusto. Squadra più corta ed aggressiva con Palombi magari poco esplosivo sotto porta ma pronto a rompere le scatole ai portatori di palla rossoblu. Dopo 40 secondi Mazzitelli potrebbe cambiare il destino della gara e poi al 10′ Palombi non sfrutta un assist di Vido. Ma c’è anche da soffrire come al 15′ quando su ca calcio di punizione di Corsi Sacko resta solo in area e Gori tocca sulla traversa. I pericoli più grossi ilo Cosenza li crea su palla inattiva e con le ripartenze del rapido Carretta. Ma è il Pisache appena trova spazio sa come mettere in difficoltà il Cosenza. Il ritorno di Vido porta tantissima qualità e corsa. Non è caso che sia lui a sbrogliare in area dopo la traversa e andare a concludere alto dopo un cross di Marin nella stessa azione portata avanti da Palombi e Mazzitelli. E non è un caso che le verticalizzazioni arrivano dal suo piede come quella al 29′ che mette Palombi a tu per tu con Falcone. L’attaccante però mette sul fondo. A centrocampo la manovra è di qualità ma manca un cambio di passo. In difesa Caracciolo commette una sola sbavatura perdendo palla e poi rimediando su carretta. Meroni si fa valere e Gliozzi non la vede mai.
Tre acuti e passa la paura. D’Angelo toglie proprio Quaini, ammonito da Abisso, e mette Siega con l’intento di pressare ancora di più i portatori palla. La gara resta difficile ma il Pisa sa sfruttare l’occasione giusta al 50′ con Gucher che sul lancio di Beghetto manda in crisi Schiavi e Tiritiello e segna di destro il suo sesto gol in campionato. Un calcio alla crisi e un po’ di polemica per difendere la squadra, come spiegherà a fine partita. A quel punto il Cosenza esce di scena e il Pisa è bravo a fare quello che spesso ha fatto con fatica. Ovvero gestire il vantaggio e anche la pressione di una gara che era fondamentale. Anche gli ingressi in campo stavolta sono positivi. Marconi crea spazio, Belli si mette a fare da argine a Carretta, Sibilli porta vivacità e sfiora il gol di testa su cross di Birindelli. Però è la giornata di Gucher che dopo un’azione insistita guadagna la punizione che Mazzitelli di destro pennella in rete. Quinto gol in campionato, tutti realizzati all’Arena, e un gol su punizione che mancava da un anno e mezzo. Di Quinzio con la Salernitana. Va sottolineata anche la grande prova di Marin che ha lottato e portato quantità e qualità mettendo Sibilli ad un passo dalla rete e poi chiudendo la gara con il suo primo gol stagionale su assist di Siega. Insomma dopo il vantaggio non c’è stata partita e poteva anche arrivare il poker con Marconi.  Ma il Pisa ieri ha vinto soprattutto perché ha messo in campo quella cattiveria agonistica necessaria in questo contesto. Adesso bisogna chiudere al meglio questo campionato senza fare troppi calcoli. Con la consapevolezza che la rosa, come ribadito su queste colonne pochi giorni fa, non è certo da playout. E ieri lo ha dimostrato.

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