Nella stagione 1987-8 Pescara-Pisa, vinta 2-1 dagli abruzzesi, è stato una specie di derby del centrocampo brasiliano. Un confronto tra la vecchia e la nuova scuola dei piedi buoni. Da una parte l’esperienza di Leo Junior, abbandonato dal Torino e sedotto e conquistato dal Pescara, dall’altra la freschezza e la classe di Carlos Dunga che doveva già essere in Italia da qualche anno e che in quella stagione è il perno del centrocampo nerazzurro. Due autentici campioni, ma uno solo alzerà la coppa del Mondo.

Vola canarinho, vola. Capelli ricci, baffo d’ordinanza e un piede destro meraviglioso. Leovegildo Lins Da Gama, detto Junior prima di arrivare al Torino nell’estate del 1984 è stato, assieme a Zico, una vera e propria bandiera del Flamengo anni 70-80. Nella prima parte della sua carriera gioca terzino destro ed è un’autentica ala aggiunta, oggi sarebbe un esterno alto, per la pericolosità che porta nell’area avversaria con i suoi cross. Vince la Coppa Libertadores e l’Intercontinentale con il Flamengo, 3-0 al Liverpool nella finale di Tokyo nel 1981, ma non arriverà mai a coronare il sogno di diventare campione del Mondo con il Brasile dove giocherà 69 partite realizzando sei gol. Nel 1982 in Spagna si mette di mezzo Paolo Rossi e la Nazionale di Bearzot e nel 1986 in Messico la Francia di Platini che si permette anche il lusso di sbagliare un rigore. Prima dei mondiali spagnoli Junior si diletta come cantante ed incide il singolo vola canarinho, vola che di fatto diventa l’inno di quella nazionale. Il suo nome diventa iconico nel film l’Allenatore nel pallone quando Lino Banfi, alias Oronzo Canà, tenta assieme a Gigi e Andrea di portare un finto junior alla corte della Longobarda mentre la moglie di Canà gli annuncia che tutti i giornali dicono che è già stato acquistato dal Torino. Proprio al Torino di Gigi Radice Leo Junior diventa un autentico regista in grado di fare la differenza in mezzo al campo e sui calci piazzati. In tre stagioni segna 12 gol in 86 partite. Mai prima di allora aveva avuto una confidenza così buona con la rete avversaria. Con il tempo il rapporto con Radice si complica e nell’estate del 1987 Junior passa al Pescara dove diventa subito l’idolo della tifoseria. Condurrà anche una trasmissione su una Tv locale dal titolo Brasi…Leo, in cui parlava di calcio e soprattutto di musica. L’altra sua grande passione. Intanto prima della sfida con il Pisa Junior trascina la squadra di Galeone alla vittoria per 2-0 al Meazza contro l’Inter nel giorno del ritorno in A degli abruzzesi.

Un cucciolo nerazzurro che sa anche graffiare. Carlos Caetano Blendorn Verri, per tutti Dunga, in quell’estate 1987 è il volto nuovo del centrocampo della Nazionale brasiliana. Ha infatti esordito il 15 maggio di quell’anno a Wembley in un 1-1 in amichevole contro l’Inghilterra e ha già anche segnato il primo gol in verdeoro nell’1-0 contro il Paraguay. Se Junior nasce terzino e si sposta più avanti con il passare degli anni Dunga è il classico regista davanti alla difesa. Un play basso con piedi educati, grinta e ottima visione di gioco. Nel 1984, dopo aver perso la finale olimpica a Los Angeles contro la Francia, Dunga, che ha iniziato la carriera nell’Internacional di Porto Alegre, viene acquistato dalla Fiorentina all’interno dell’affare Socrates. Resta due anni in prestito al Corinthians, la squadra di Socrates, e poi al Santos. Nel 1987 Dunga approda al Pisa in prestito secco con bonus in favore della società nerazzurra ma senza diritto di riscatto. Il debutto in A di Dunga nella sconfitta per 3-1 contro il Milan di sacchi all’Arena entusiasma tutti, perfino Silvio Berlusconi. < Come lo vorrei al Milan>, esclama il presidente rossonero. Anconetani invece cercherà di trattenerlo e offrirà anche una buona cifra alla Fiorentina che però non accetterà nessuna trattativa per la cessione del giocatore, neppure un rinnovo del prestito. Ma veniamo alla sfida dell’Adriatico.

Vince il Pescara ma tra i brasiliani è un pareggio. Il 20 settembre 1987 Dunga incrocia i tacchetti con Junior. E’ un derby brasiliano spettacolare. Soprattutto nel primo tempo. Al 10’ Junior ha subito una buona occasione con una punizione dai 25 metri. La specialità della casa. E purtroppo per il Pisa il destro del brasiliano è sempre quello degli anni d’oro: tiro ad aggirare la barriera e per Nista non c’è niente da fare. Il Pisa di Materazzi c’è e non teme la zona di Galeone. La sfida tra neopromosse è equilibrata e vibrante. Dunga fa girare il motore del Pisa. Difende, imposta, sfiora il gol su punizione e va anche all’attacco. Anche se non esisteva ancora la lavagnetta con i minuti di recupero l’arbitro Frigerio decide di far proseguire il primo tempo tre minuti oltre il 45’ per le troppe perdite di tempo. E proprio allo scadere Sclosa lancia lungo e preciso per Dunga che elude la tattica del fuorigioco e aggancia in area con il destro e poi batte Gatta con il mancino. E’ il primo gol di Dunga in serie A, il secondo in Italia dopo quello della vittoria per 1-0 in Coppa a Catanzaro. Nella ripresa il Pisa contiene bene e cerca anche il gol della vittoria ma viene beffato nel finale. Frigerio concede un rigore per un presunto contatto in area tra Gaudenzi e Antonio Cavallo. Penalty più che dubbiop. Il rigorista non è Junior ma l’attuale allenatore dell’Atalanta Gian Piero Gasperini subentrato allo slavo Sliskovic. Gasperini segna spiazzando Nista, autore di buone parate, ma il tiro dev’essere ripetuto perché c’è troppa gente in area. Gasperini tira in fotocopia. Palla a destra e Nista a sinistra. Vince il Pescara 2-1 ma a fine stagione entrambe le squadre centrano l’obiettivo salvezza.

Un Dunga mondiale. Dunga a fine stagione passa alla Fiorentina dove resterà fino all’ottobre del 1992 quando passerà proprio al Pescara di Galeone dove non riuscitrà ad evitare la retrocessione. Il cucciolo però diventa capitano della Nazionale brasiliana e il 17 luglio 1994 alza la Coppa del Mondo nel cielo di Pasadena, sogno mai realizzato da Junior,  dopo aver sconfitto l’Italia di Arrigo sacchi. Il suo primo avversario da allenatore in serie A. Junior gioca ancora una stagione a Pescara, quella del ritorno in B nel 1988-89, e torna al Flamengo. Nel 1991 Junior decide di dare l’addio al calcio e vuol farlo a Torino. I granata lo tesserano per la Mitropa Cup e Junior gioca la finale contro il Pisa. Il 4 giugno di quasi trent’anni fa il Pisa fa soffrire i granata e passa in vantaggio con un gol di Polidori. Nel finale pareggia Martin Vazquez, poi Carillo al 120’ fa alzare la coppa a Junior. Il brasiliano ci ripenserà e nel 1992 tornerà in campo con il suo Flamengo, tornando a giocare addirittura in Nazionale a 38 anni,  prima di iniziare in quel club la carriera da allenatore passata praticamente tutta nel Flamengo, salvo una parentesi al Corinthians. Carriera da allenatore in cui Dunga si è tolto tante soddisfazioni con la Nazionale brasiliana. L’ex nerazzurro ha infatti vinto la Copa America e la Confederations Cup da commissario tecnico del Brasile.

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